martedì 1 luglio 2014

Per la Chiesa cattolica, io sono inferiore, ma si fa finta di no

In realtà mi dicevo cavolo dovremmo essere incazzate (noi, donne, intendo) con la Chiesa, qualora ce ne importasse. Il mio parroco l'altro giorno diceva tutto sconcertato che queste femmine (non diceva femmine, ma in fondo lo diceva) che in estate vanno in chiesa tutte discinte che poi distraggono gli uomini e insomma un po' di serietà e io che pensavo "ma se ti devi lamentare, lamentati di chi in chiesa non spegne il telefonino, no? che è più grave di una in minigonna. e poi mi sono detta ma a me una in minigonna, a meno che non sia tutta un ammasso orrido di cellulite, non mi dà mica fastidio e infine mi chiedevo: ma tu in chiesa passi il tempo a guardare il culo di quelle in minigonna. e ancora: ma com'è che noi donne non abbiamo abbandonato tutte quante la chiesa cattolica? pensavo a rosario crocetta e a nichi vendola, che sono ricchioni e cattolici e la chiesa alla fine li vede come peccatori. che se anche questo papa non è troppo radicale, comunque loro non possono sposarsi. quindi fanno sesso fuori dal matrimonio, che non lo so ma mi pare sia ancora peccato MORTALE. per le donne è simile e non uguale. perché la chiesa cattolica si permette di dirmi cosa devo fare, quando io, solo per il fatto che ho la figa, non potrò mai dire alla chiesa cattolica cosa fare? intendo: un maschio può coltivare la segreta speranza di diventare il grande capo e dire lui alla chiesa cattolica cosa deve fare. o di fare un po' di carriera. o di incidere anche solo un pochino. una donna nella chiesa mica fa il sacerdote. fa la suora: quindi o va in missione o prega. ma non interpreta il vangelo, e non lo spiega agli altri. ai maschi. mai. la suora fa, è attiva, una madre superiora decide, è una piccola manager. ma per interpretare la parola di dio, avrà sempre bisogno di un maschio. e poi diciamo che siamo tanto più avanzati dell'islam, che costringe le donne a coprirsi la testa. no, in questa religione non mi coprite la testa, per fortuna, no, ma io non valgo come un maschio. e si fa finta di non vederlo.

domenica 9 marzo 2014

Adolescenti puttanelle Borromeo vs Ferrari

Beatrice Borromeo e Margherita Ferrari si sono gettate in questo confronto sulle 14enni che perdono la verginità come se fosse (o nel caso della ferrari non fossero) un fenomeno sociale. io non ne so nulla di adolescenti, nulla. ma lo sono stata. anche trent'anni fa le ragazze a 14 anni volevano perdere la verginità. poi non è detto lo facessero con il primo che capitava e quindi se la dovevano tenere ancora per un po'. quando hai 14 anni hai voglia in primo luogo di essere amata. da qualcuno complementare a te che ti sopporti ti coccoli e ti adori. che non esiste. non esiste nel mondo reale figurati se esiste quando sei adolescente. il tuo corpo è un casino e fare sesso per te - nell'idea astratta che hai - è celebrare questo corpo sfigato che hai. un po' hai voglia di trombare così da disinnescare il corpo, un po' ti terrorizza farti vedere e concederti. vorresti essere baciata e toccata come nei film. mica lo sai che non è come nei film. girls ai tempi non esisteva. in più adolescenti è uno schifo. non piace a nessuno. di solito però gli adolescenti non vogliono tornare indietro - non era bello quando contavano ancora meno di adesso. vogliono essere grandi quando nessuno potrà dir loro cosa fare e staranno a folleggiare con gli amici tutta notte. nell'idea del futuro degli adolescenti non esiste il lavoro. essere adulti è: fumare bere drogarsi fare notte in giro scopare guidare la macchina. nei limiti del possibile si sperimenta quanto più si può per sentirsi alla pari con quelli che danno gli ordini e non capiscono un cazzo. quindi non capisco. la verginità era un peso ieri come oggi. chi se la conservava vedeva le altre come puttanelle. e quindi? dare delle puttanelle a quelle che si fanno tutti, o molti, o in ogni caso più di quanti me ne faccio io è una visione da femmina, che sta ad indicare che la parità tra sessi è molto lontana. e trovo triste davvero che il punto centrale dei due articoli alla fine sia questo. penso che la questione sia che la volevi perdere trent'anni fa come oggi, ma che oggi è più facile. i ragazzi sono di media meno controllati, hanno più attività parascolastiche, escono la sera (cosa che trent'anni fa i 14enni non facevano), i genitori tendono a dar loro più indipendenza, come se questa, da sola, bastasse a dar loro giudizio o a farli crescere. gli anni passano e se a 12 anni nel 1900 eri pronta al matrimonio, ora a 22 sei come un'infante (di media!). e io credo che l'atteggiamento che sempre più genitori hanno verso i figli ne abbia una certa responsabilità.

lunedì 13 gennaio 2014

Le donne senza interessi

Quante donne, sono per lo più donne, si lasciano trascinare come mucche alla cordina (appesa al naso) dal proprio fidanzato. sto parlando del tipico (e sempre più raro ahimè) fidanzato - con - interessi. con desideri. che le porta a vedere i film d'autore e a bere vini che hanno oltre un secolo di vita, a vedere opere d' arte francesi e a fare trekking in nepal. fidanzati belli e ricchi. così, per scegliere il caso limite. l'uomo che molte di noi non potranno neppure sfiorare con la punta delle dita. ma lo sapete, c'è anche in piccolo il moroso che vuole andare alla mostra di rodin a milano, con la fidanzata vestale al seguito, che magari mastica la cicca. sono uomini entusiasti, che non si accorgono che lei dice sempre sì ma da sola non fa nulla. non ha interessi, non prova emozioni o stimoli. non le interessa. lui non si accorge, anche perché magari è piuttosto egotista e tronfio. ma è lei che ci interessa, lei. lei che non propone mai nulla. si limita a seguire e fare sì sì con il capoccino. arriva il matrimonio e poi i figli al che si rallenta, ci sono i bambini. quando diventano più grandi, lui sente nostalgia e si sente vecchio e vuole riprendere le vecchie abitudini. ma che le vuoi riprendere? siamo vecchi, sei vecchio, pensa lei. andiamo a teatro, andiamo a vedere il tramonto sul lago, fa lui. lei non ha più né bisogno né voglia, non deve più fingere per tenerselo accanto e lui finalmente si accorge di essere sempre stato solo.

giovedì 28 novembre 2013

Non essere suitable per un rapporto di coppia

come si fa a spiegare quello che si prova? forse partendo dal senso di banale struggimento che ti coglie quando senti una canzone strappalacrime alla radio che ti colpisce al cuore ma in un modo che é altro. che magari parti a pensare al tuo amore che non è con te e la malinconia di lui ti prende alla gola come un borseggiatore di strada o come un padrone che vuol tenere a modo il cagnolino' vieni, andiamo! ' lui non è con te e quante cose vorresti confessare o solo vorresti vedere i suoi occhi ogni giorno più verdi o trovare rifugio tra le sue braccia accoglienti. poi ti prende il senso di solitudine. sin qui tutto normale. ma a mano a mano che la canzone anche un po' tamarra procede ecco che arriva il vero amaro. il sapere- netto, chiaro- che tu non vai bene per lui. il capitano del milan ha detto a una rivista patinata che sposa la sua fidanzata col cognome da centro sociale veneto perché lei gli dà stabilità. perché lei é una certezza. la me di pochi mesi fa avrebbe detto' perché lei é 'na palla' . quando scrivo 'sti pezzi di gossip ultimamente sto male e non solo perché mi sento stanca frustrata incalzata ma anche perché partono percorsi di autoanalisi che la classica consumatrice di questo materiale manco s' immagina. mi sono detta' ecco perché'. e lo chiedevo ad a. ma come fai a portare avanti una convivenza? un rapporto é una cosa difficile ti mette sempre davanti ai tuoi fallimenti. e lui ha detto'a un certo punto è più difficile tornare indietro che andare avanti'. e io ho capito che a quel punto io non ci sono mai stata né mai ci sarò. perche io sono burrasca. e nessuno costrusce nella burrasca. non credo di essere incostante. io amo in modo indefesso anche gli ideali o gli amici. non li lascio. ma faccio drammi, sono passionale, grido, mi dispero e piango. una pazza isterica. minaccio abbandoni cui non credo un solo secondo e mi riprometto cose faccio minacce che non ho neanche pensato. nessuno può pensare di costruire qualcosa con me perché io faccio venire il mal di testa. pure a me. io sono molto innamorata. non lo ero mai stata. ma come dici che ami? non lo so. sempre nelle riviste una diceva che ami quando non vedi fine alla storia. io amo anche per questo. a volte credo di amare anche perché la persona che ho scelto è l' unica cosa bella che vedo nella mia vita. allora mi dico che é una cosa malata. solipsistica. egoistica. é la mia droga. nel senso di eroina. fa lo stesso effetto. io non vorrei essere amata così. e spero di non amare così. ma temo di farlo. lui é il mio sollievo. il mio faro. la mia coscienza. ma questo significa che io non ho più né sollievo né faro né coscienza? io so che lo amerei anche se li ritrovassi in me. e che lo amerei meglio. ma forse non so avere più di un faro una coscienza. so che non si può amare così che una persona non può essere tutto ciò che hai. un tempo pensavo non potesse per chi ama ma ora penso non sia giusto per chi è amato. lo si carica di responsabilità e di compiti. si diventa un impiego e un impegno. 'io voglio tu la mattina mi cerchi. ma non perché devi. voglio che tu lo voglia. se non lo vuoi, allora che senso ha? ' dico. e lo penso. e poi penso che se lui non vuole ma allo stesso tempo non vuole me allora o non ama. o non ama come amo io. o semplicemente devo accettarlo e non farmi domande. perché un altro problema che ho è che non capisco le esternazioni di affetto diverse dalle modalità mie. non ci riesco. stanno sempre lì a mordermi il cuore. e allora mi dico basta vattene stai sola. ma come faccio? come fai quando sai che hai trovato un uomo di valore incommensurabile? che ride e gioca e ti protegge e ha un' intelligenza lucida un cuore palpitante un coraggio caldo e una mente pura? la canzone prosegue e tu ti rendi conto della tua inadeguatezza. lui ti muove delle critiche che ti colpiscono nella pancia. e lo fanno perché sono vere.perché tu sei egoista e non gli stai accanto e chiedi chiedi chiedi e non vuoi vedere come sta o cosa gli serve non vuoi guardare e non riesci a dire la tua opinione senza farlo sempre essere una recriminazione. sei come le donne che hai sempre criticato. tu lo sai dove sei e dove devi andare. ma ti prende un impeto che cade a valanga distruggw tutto te per prima.sai che gli fai male. sai che come dice lui siete molto molto molto molto molto lontani. che gli stai rovinando il sesso- e non capisci perché ma comprendi che per lui anche quello é un compito- lo stare insieme il chiamarti. che quando vuole far pace tu lo accogli disperata. che sei sempre infelice. che ti senti inadeguata. che lo fai sentire inadeguato. che tu sai per filo e per segno tutte le cose belle ma sei talmente stanca e infelice e con una clessidra sulla testa- non é il tempo che hai a disposizione, ma il sapere che finisce- che ti fa pensare' non sprecare non sprecare' ed é quando l' orologio viene dimenticato e la stanchezza anche che arriva la magia che vi tiene assieme. ma per il resto? stai distruggendo la tua ragione di vita, l' uomo che adori. sai che devi andare via. regalargli la normalità e togliere adrenalina dal pacco. togliere stress ridare calma. che tu sei nociva. ma non riesci ad andartene. e questo ti innervosisce ancora di piu. sapere che resti per fare male.

mercoledì 4 settembre 2013

Quella nazista di Peppapig

Di recente ho letto un articolo che trattava del valore educativo di peppapig, quel cartone inglese che ogni tre parole scoreggia dal naso. dapprima mi sono chiesta il perché della necessità di scrivere un pezzo sul valore educativo di un cartone per bambini di tre anni. cioè, ci sono cartoni per treenni in cui si sbudellano i micetti o si fa sesso a quattro? pleonastico dire che la storia è vista dal punto di vista di peppa in cui gli adulti fanno cose incomprensibili e il tempo scorre in modo strano. meglio chiarire che tutte le famiglie di peppapig, in particolare la famiglia di peppapig, sono tradizionali. non ci sono figli di divorziati o separati, o bambini rimasti orfani. lo si dice chiaro sin dal primo istante "la mia famiglia sono io, george, papaàpig e mammapig". sono cresciuta con cartoni tradizionali che propugnavano a volte una visione della vita anche un po' nazista (e poi c'era, di contraltare, il chaos di lamù), seppure quando io avevo tre anni non esistevano i cartoni animati per bambini così piccoli e il massimo per un infante era vedere i monciccì. credo nel valore educativo dei cartoni animati per treenni, seppure non conosca cartoni per treenni con un valore educativo altro che supposto o fatto trapelare. come quelle tipe che ti fan capire che se le scopassi sarebbe fantastico, fattostà che poi non te le scopi mai. dipende sempre da che visione hai del tuo figlio ideale. se è bravo e composto e tenerello come peppapig, o se parla inglese, o se fa ragionamenti complessi e usa parole un po' più che basiche, se ha la mente aperta o suona uno strumento. un bambino si immedesima in ciò che guarda. un bambino senza papà si immedesima in peppapig, e non normalizza la sua tra l'altro normale situazione familiare. persino desperate housewives è più a la page di peppapig, ragazzi. non solo, se un bambino attraverso un cartone che ama vede situazioni diverse: personaggi di varie etnie o religioni, e con famiglie differenti, aiutano il bambino a non guardare più queste realtà con diffidenza. da questo punto di vista peppapig è un cartone nazista, conservatore, in linea con quel che veniva proposto ai bambini dieci anni fa, come se la televisione per l'infanzia non avesse fatto alcun passo avanti... alcuni genitori hanno sostenuto che i bambini non ci vedono nulla, nella famiglia dio peppa, solo che è UNA famiglia. come se questo cartone non la ritraesse come LA famiglia. il mondo è di peppa, quel che fa peppa è bello e normale al contempo. qualcosa tipo pubblicità del mulino bianco, da desiderare e invidiare. è l'ideale. e se anche è vero che i bambini reali stanno in famiglie reali in cui mamma e papà litigano (altra cosa che manca a peppa e a tutti i cartoni finto educativi: la verità), poi non si sentirebbero frustrati che a casa dei majali nessuno litiga. quando mi confronto con i genitori su questo tema, mi salta soprattutto agli occhi come per loro i bambini siano un manipolo di cretini. per i genitori, i bambini non deducono nessun messaggio da ciò che vedono. per i bambini - secondo i genitori - quel che vedono in tv non è un sistema per capire e conoscere il mondo. è solo qualcosa di ricreativo, fine a se stesso, come mangiare la torta. al che capisco perché per molti italiani sia vero che berlusconi è un perseguitato dai comunisti e dalla giustizia italiana.

domenica 18 agosto 2013

Il figlio di Belen è brutto, e ciò è l'unica cosa vera della vita di Belen

In realtà a me le foto di Belen e Stefanosuo fanno ribaltare lo stomaco. e certo lei direbbe che è perché sono invidiosa della sua perfezione. Non lo sono, farei il cambio subito, ovvio, ma ... mi pare che lei della sua perfezione fisica sia schiava (ma come fai a stare rilassata se sei sempre a dover essere perfetta, che, come dice lei, "io col corpo ci lavoro" e quindi devi sempre essere palestrata - e va beh - truccata e parruccata - e va un po' meno beh. Lei che dice "io la flanella mai". OVVOVE . cioè, dice, sto sempre in reggicalze e seta perché se no il tuo uomo lo perdi. sì, dice così, che se no il suo uomo - uomo? ma quanti anni ha lui? 22? 12? - lo perde. come se tutte noi che la flanella sì e anche un po' di ricrescita del pelo sulla gamba venissimo mollate o cornificate in tronco perché OVVOVE. come se fossimo tutte cornute. come se non potesse essere che un uomo sta con noi perché non la vede, la flanella, perché asta bene con noi, siamo intelligenti colte divertenti e non cagacazzo. non è possibile, no? come se Stefano De Martino potesse scegliere se stare con o senza Belen (ma chi era, 'sto fessone, prima di Belen? ESISTEVA?), come se oggi scegliesse se tagliare o meno barba o capelli, o fare o meno un tatuaggio nuovo o un figlio. Stefanosuo, l'epitome della casalinga succube di marito ricco anni 80. Ma come fai, dico io, a dover sempre avere i tacchi e le ciglia piegate? non solo quando lavori, o quando ti fai gli autoscatti col cellulare - meraviglioso quello, recente, in cui si è fatta una fotografia in cui dorme. finge di dormire, perché nella foto si vede che sta tenendo in mano il telefono per immortalarsi; quindi, o bluffa, o è sonnambula... ma perfetta sempre. ma non ti rilassi mai?).
Ecco, io odio Belen, e non solo perché da più figa del bigoncio frega il fidanzato a una normale (una novella Angelina contro la povera Jennifer), ma per la falsità che la sua vita trasmette. Questo suo essere sempre impeccabile, con lo sguardo cerbiattesco, non una smagliatura, non un rotolino, non un mascara sbavato, non un capello fuori posto. Le sue pose plastiche che fingono di essere naturali e urlano "sono recitata!" da ogni angolo, più di un telefilm con Manuela Arcuri. Le foto con Stefanosuo, poi, raggiungono l'acme. Il loro poggiare fronte a fronte e guardarsi, e tu che vedi l'immagine dici: "è posata". che non c'è nulla di male se è posata. ma se tutte le tue foto come coppia sono posate, e SONO POSTATE SU FACEBOOK giustappunto a me l'artificiosità soffoca. C'è un'immagine recente, in cui lei si autoscatta e sbatte i ciglioni in camera, e lui dietro, piccinino (degno comprimario della vita di Belen), che le bacia devoto una spalla. perché lui a questo serve, credo. a scodinzolare e a baciare devoto. Non ci sono quasi mai immagini in cui lei bacia lui. di norma c'è lei che guarda il sol dell'avvenir e lui adorante e grato. non li vedi mai ridere di cuore, abbracciarsi, essere spontanei. anche perché sai mai che, essendo spontanea, non le si rompe un'unghia. odio Belen (e Stefanosuo) perché è la falsità. è il Mulino Bianco fatto a donna. è un'illusione che si vede che è tale, ma in cui vogliamo credere perché sarebbe bello, ma poi l'assaggi e sa di uova transgeniche.
Sapete cosa mi consola? che il figlio di Belen è una specie di goblin. Un bambino più brutto raramente si era visto: ha la faccia da cinquantenne stupido. è qualcosa di inquietante. ha le orecchie perpendicolari alla testa. ha lo sguardo fisso della demenza. partorirono le montagne un misero topo. e Belen, il figlio cesso non lo puoi rimediare. Ssntiago De Martino è l'unica cosa reale in questo scenario di cartapesta.

giovedì 27 giugno 2013

Paleocapa, un amore

Lui e lei arrivano chiacchierando fitto nel sole estivo dalla canicola di via Paleocapa. Trovano un angoletto sotto una pianta solida, lei non sa che pianta sia. La ragazza, che ci ha messo ore a prepararsi all'incontro, apre scatole scatoline e scatolone disponendo di fronte a lui svariate pietanze. Sulla stuoia stanno stretti e a volte i loro corpi quasi cedono a una tenerezza istintiva. Dovuta all'attrazione, può pensare la signora che poco distante prende il sole da una panchina. Ma no, all'abitudine. Che ora non deve essere più. Lei lo guarda sempre di sbieco mentre lui le pianta occhi come tizzoni dritti in faccia. Lui è impavido, lei in difficoltà. La conversazione procede, accelera, rallenta. Si divide il cibo, ci si imbocca, e quando gli spruzzini di quella zona del parco Sempione si azionano repentini ed infidi, decidono di restare a prendere l'acqua. Lui toglie la maglietta e la drappeggia sul tatuaggio nuovo, a difenderlo, e mette i giganteschi occhiali da sole di lei per tirare indietro i capelli. Lei appende le calze di lui a un cespuglio, ad asciugarsi al sole, e strilla di sorpresa quando il getto la prende in faccia. La felicità passa su di loro come una nuvola trascinata dal vento. Poi si scambiano libri e corrono dietro a un cane. Ridono, sembrano volersi proteggere l'un l'altro, penserà il ragazzo che ha il cane. Ma no. Lui l'ha lasciata qualche settimana fa. L'ha lasciata e non sa perché. L'ha fatto d'istinto e lei ha pianto tanto e ora non sa cosa fare. Se deve lottare per riaverlo, se deve cercare di costruire un'amicizia che le fa male, se deve andarsene via senza dire nulla. Si alzano, gettano i cartoni consumati dall'acqua, si sistemano gli abiti ormai stazzonati, infilano le scarpe, raccolgono la stuoia, e se ne vanno. Le loro mani si sfiorano, lui per poco non prende quella di lei, che si ritira per difendersi. Di fronte all'ufficio si salutano con un ciao traballante. Si chiude il cancello dietro di lui. La metropolitana inghiotte lei.