giovedì 28 novembre 2013

Non essere suitable per un rapporto di coppia

come si fa a spiegare quello che si prova? forse partendo dal senso di banale struggimento che ti coglie quando senti una canzone strappalacrime alla radio che ti colpisce al cuore ma in un modo che é altro. che magari parti a pensare al tuo amore che non è con te e la malinconia di lui ti prende alla gola come un borseggiatore di strada o come un padrone che vuol tenere a modo il cagnolino' vieni, andiamo! ' lui non è con te e quante cose vorresti confessare o solo vorresti vedere i suoi occhi ogni giorno più verdi o trovare rifugio tra le sue braccia accoglienti. poi ti prende il senso di solitudine. sin qui tutto normale. ma a mano a mano che la canzone anche un po' tamarra procede ecco che arriva il vero amaro. il sapere- netto, chiaro- che tu non vai bene per lui. il capitano del milan ha detto a una rivista patinata che sposa la sua fidanzata col cognome da centro sociale veneto perché lei gli dà stabilità. perché lei é una certezza. la me di pochi mesi fa avrebbe detto' perché lei é 'na palla' . quando scrivo 'sti pezzi di gossip ultimamente sto male e non solo perché mi sento stanca frustrata incalzata ma anche perché partono percorsi di autoanalisi che la classica consumatrice di questo materiale manco s' immagina. mi sono detta' ecco perché'. e lo chiedevo ad a. ma come fai a portare avanti una convivenza? un rapporto é una cosa difficile ti mette sempre davanti ai tuoi fallimenti. e lui ha detto'a un certo punto è più difficile tornare indietro che andare avanti'. e io ho capito che a quel punto io non ci sono mai stata né mai ci sarò. perche io sono burrasca. e nessuno costrusce nella burrasca. non credo di essere incostante. io amo in modo indefesso anche gli ideali o gli amici. non li lascio. ma faccio drammi, sono passionale, grido, mi dispero e piango. una pazza isterica. minaccio abbandoni cui non credo un solo secondo e mi riprometto cose faccio minacce che non ho neanche pensato. nessuno può pensare di costruire qualcosa con me perché io faccio venire il mal di testa. pure a me. io sono molto innamorata. non lo ero mai stata. ma come dici che ami? non lo so. sempre nelle riviste una diceva che ami quando non vedi fine alla storia. io amo anche per questo. a volte credo di amare anche perché la persona che ho scelto è l' unica cosa bella che vedo nella mia vita. allora mi dico che é una cosa malata. solipsistica. egoistica. é la mia droga. nel senso di eroina. fa lo stesso effetto. io non vorrei essere amata così. e spero di non amare così. ma temo di farlo. lui é il mio sollievo. il mio faro. la mia coscienza. ma questo significa che io non ho più né sollievo né faro né coscienza? io so che lo amerei anche se li ritrovassi in me. e che lo amerei meglio. ma forse non so avere più di un faro una coscienza. so che non si può amare così che una persona non può essere tutto ciò che hai. un tempo pensavo non potesse per chi ama ma ora penso non sia giusto per chi è amato. lo si carica di responsabilità e di compiti. si diventa un impiego e un impegno. 'io voglio tu la mattina mi cerchi. ma non perché devi. voglio che tu lo voglia. se non lo vuoi, allora che senso ha? ' dico. e lo penso. e poi penso che se lui non vuole ma allo stesso tempo non vuole me allora o non ama. o non ama come amo io. o semplicemente devo accettarlo e non farmi domande. perché un altro problema che ho è che non capisco le esternazioni di affetto diverse dalle modalità mie. non ci riesco. stanno sempre lì a mordermi il cuore. e allora mi dico basta vattene stai sola. ma come faccio? come fai quando sai che hai trovato un uomo di valore incommensurabile? che ride e gioca e ti protegge e ha un' intelligenza lucida un cuore palpitante un coraggio caldo e una mente pura? la canzone prosegue e tu ti rendi conto della tua inadeguatezza. lui ti muove delle critiche che ti colpiscono nella pancia. e lo fanno perché sono vere.perché tu sei egoista e non gli stai accanto e chiedi chiedi chiedi e non vuoi vedere come sta o cosa gli serve non vuoi guardare e non riesci a dire la tua opinione senza farlo sempre essere una recriminazione. sei come le donne che hai sempre criticato. tu lo sai dove sei e dove devi andare. ma ti prende un impeto che cade a valanga distruggw tutto te per prima.sai che gli fai male. sai che come dice lui siete molto molto molto molto molto lontani. che gli stai rovinando il sesso- e non capisci perché ma comprendi che per lui anche quello é un compito- lo stare insieme il chiamarti. che quando vuole far pace tu lo accogli disperata. che sei sempre infelice. che ti senti inadeguata. che lo fai sentire inadeguato. che tu sai per filo e per segno tutte le cose belle ma sei talmente stanca e infelice e con una clessidra sulla testa- non é il tempo che hai a disposizione, ma il sapere che finisce- che ti fa pensare' non sprecare non sprecare' ed é quando l' orologio viene dimenticato e la stanchezza anche che arriva la magia che vi tiene assieme. ma per il resto? stai distruggendo la tua ragione di vita, l' uomo che adori. sai che devi andare via. regalargli la normalità e togliere adrenalina dal pacco. togliere stress ridare calma. che tu sei nociva. ma non riesci ad andartene. e questo ti innervosisce ancora di piu. sapere che resti per fare male.

mercoledì 4 settembre 2013

Quella nazista di Peppapig

Di recente ho letto un articolo che trattava del valore educativo di peppapig, quel cartone inglese che ogni tre parole scoreggia dal naso. dapprima mi sono chiesta il perché della necessità di scrivere un pezzo sul valore educativo di un cartone per bambini di tre anni. cioè, ci sono cartoni per treenni in cui si sbudellano i micetti o si fa sesso a quattro? pleonastico dire che la storia è vista dal punto di vista di peppa in cui gli adulti fanno cose incomprensibili e il tempo scorre in modo strano. meglio chiarire che tutte le famiglie di peppapig, in particolare la famiglia di peppapig, sono tradizionali. non ci sono figli di divorziati o separati, o bambini rimasti orfani. lo si dice chiaro sin dal primo istante "la mia famiglia sono io, george, papaàpig e mammapig". sono cresciuta con cartoni tradizionali che propugnavano a volte una visione della vita anche un po' nazista (e poi c'era, di contraltare, il chaos di lamù), seppure quando io avevo tre anni non esistevano i cartoni animati per bambini così piccoli e il massimo per un infante era vedere i monciccì. credo nel valore educativo dei cartoni animati per treenni, seppure non conosca cartoni per treenni con un valore educativo altro che supposto o fatto trapelare. come quelle tipe che ti fan capire che se le scopassi sarebbe fantastico, fattostà che poi non te le scopi mai. dipende sempre da che visione hai del tuo figlio ideale. se è bravo e composto e tenerello come peppapig, o se parla inglese, o se fa ragionamenti complessi e usa parole un po' più che basiche, se ha la mente aperta o suona uno strumento. un bambino si immedesima in ciò che guarda. un bambino senza papà si immedesima in peppapig, e non normalizza la sua tra l'altro normale situazione familiare. persino desperate housewives è più a la page di peppapig, ragazzi. non solo, se un bambino attraverso un cartone che ama vede situazioni diverse: personaggi di varie etnie o religioni, e con famiglie differenti, aiutano il bambino a non guardare più queste realtà con diffidenza. da questo punto di vista peppapig è un cartone nazista, conservatore, in linea con quel che veniva proposto ai bambini dieci anni fa, come se la televisione per l'infanzia non avesse fatto alcun passo avanti... alcuni genitori hanno sostenuto che i bambini non ci vedono nulla, nella famiglia dio peppa, solo che è UNA famiglia. come se questo cartone non la ritraesse come LA famiglia. il mondo è di peppa, quel che fa peppa è bello e normale al contempo. qualcosa tipo pubblicità del mulino bianco, da desiderare e invidiare. è l'ideale. e se anche è vero che i bambini reali stanno in famiglie reali in cui mamma e papà litigano (altra cosa che manca a peppa e a tutti i cartoni finto educativi: la verità), poi non si sentirebbero frustrati che a casa dei majali nessuno litiga. quando mi confronto con i genitori su questo tema, mi salta soprattutto agli occhi come per loro i bambini siano un manipolo di cretini. per i genitori, i bambini non deducono nessun messaggio da ciò che vedono. per i bambini - secondo i genitori - quel che vedono in tv non è un sistema per capire e conoscere il mondo. è solo qualcosa di ricreativo, fine a se stesso, come mangiare la torta. al che capisco perché per molti italiani sia vero che berlusconi è un perseguitato dai comunisti e dalla giustizia italiana.

domenica 18 agosto 2013

Il figlio di Belen è brutto, e ciò è l'unica cosa vera della vita di Belen

In realtà a me le foto di Belen e Stefanosuo fanno ribaltare lo stomaco. e certo lei direbbe che è perché sono invidiosa della sua perfezione. Non lo sono, farei il cambio subito, ovvio, ma ... mi pare che lei della sua perfezione fisica sia schiava (ma come fai a stare rilassata se sei sempre a dover essere perfetta, che, come dice lei, "io col corpo ci lavoro" e quindi devi sempre essere palestrata - e va beh - truccata e parruccata - e va un po' meno beh. Lei che dice "io la flanella mai". OVVOVE . cioè, dice, sto sempre in reggicalze e seta perché se no il tuo uomo lo perdi. sì, dice così, che se no il suo uomo - uomo? ma quanti anni ha lui? 22? 12? - lo perde. come se tutte noi che la flanella sì e anche un po' di ricrescita del pelo sulla gamba venissimo mollate o cornificate in tronco perché OVVOVE. come se fossimo tutte cornute. come se non potesse essere che un uomo sta con noi perché non la vede, la flanella, perché asta bene con noi, siamo intelligenti colte divertenti e non cagacazzo. non è possibile, no? come se Stefano De Martino potesse scegliere se stare con o senza Belen (ma chi era, 'sto fessone, prima di Belen? ESISTEVA?), come se oggi scegliesse se tagliare o meno barba o capelli, o fare o meno un tatuaggio nuovo o un figlio. Stefanosuo, l'epitome della casalinga succube di marito ricco anni 80. Ma come fai, dico io, a dover sempre avere i tacchi e le ciglia piegate? non solo quando lavori, o quando ti fai gli autoscatti col cellulare - meraviglioso quello, recente, in cui si è fatta una fotografia in cui dorme. finge di dormire, perché nella foto si vede che sta tenendo in mano il telefono per immortalarsi; quindi, o bluffa, o è sonnambula... ma perfetta sempre. ma non ti rilassi mai?).
Ecco, io odio Belen, e non solo perché da più figa del bigoncio frega il fidanzato a una normale (una novella Angelina contro la povera Jennifer), ma per la falsità che la sua vita trasmette. Questo suo essere sempre impeccabile, con lo sguardo cerbiattesco, non una smagliatura, non un rotolino, non un mascara sbavato, non un capello fuori posto. Le sue pose plastiche che fingono di essere naturali e urlano "sono recitata!" da ogni angolo, più di un telefilm con Manuela Arcuri. Le foto con Stefanosuo, poi, raggiungono l'acme. Il loro poggiare fronte a fronte e guardarsi, e tu che vedi l'immagine dici: "è posata". che non c'è nulla di male se è posata. ma se tutte le tue foto come coppia sono posate, e SONO POSTATE SU FACEBOOK giustappunto a me l'artificiosità soffoca. C'è un'immagine recente, in cui lei si autoscatta e sbatte i ciglioni in camera, e lui dietro, piccinino (degno comprimario della vita di Belen), che le bacia devoto una spalla. perché lui a questo serve, credo. a scodinzolare e a baciare devoto. Non ci sono quasi mai immagini in cui lei bacia lui. di norma c'è lei che guarda il sol dell'avvenir e lui adorante e grato. non li vedi mai ridere di cuore, abbracciarsi, essere spontanei. anche perché sai mai che, essendo spontanea, non le si rompe un'unghia. odio Belen (e Stefanosuo) perché è la falsità. è il Mulino Bianco fatto a donna. è un'illusione che si vede che è tale, ma in cui vogliamo credere perché sarebbe bello, ma poi l'assaggi e sa di uova transgeniche.
Sapete cosa mi consola? che il figlio di Belen è una specie di goblin. Un bambino più brutto raramente si era visto: ha la faccia da cinquantenne stupido. è qualcosa di inquietante. ha le orecchie perpendicolari alla testa. ha lo sguardo fisso della demenza. partorirono le montagne un misero topo. e Belen, il figlio cesso non lo puoi rimediare. Ssntiago De Martino è l'unica cosa reale in questo scenario di cartapesta.

giovedì 27 giugno 2013

Paleocapa, un amore

Lui e lei arrivano chiacchierando fitto nel sole estivo dalla canicola di via Paleocapa. Trovano un angoletto sotto una pianta solida, lei non sa che pianta sia. La ragazza, che ci ha messo ore a prepararsi all'incontro, apre scatole scatoline e scatolone disponendo di fronte a lui svariate pietanze. Sulla stuoia stanno stretti e a volte i loro corpi quasi cedono a una tenerezza istintiva. Dovuta all'attrazione, può pensare la signora che poco distante prende il sole da una panchina. Ma no, all'abitudine. Che ora non deve essere più. Lei lo guarda sempre di sbieco mentre lui le pianta occhi come tizzoni dritti in faccia. Lui è impavido, lei in difficoltà. La conversazione procede, accelera, rallenta. Si divide il cibo, ci si imbocca, e quando gli spruzzini di quella zona del parco Sempione si azionano repentini ed infidi, decidono di restare a prendere l'acqua. Lui toglie la maglietta e la drappeggia sul tatuaggio nuovo, a difenderlo, e mette i giganteschi occhiali da sole di lei per tirare indietro i capelli. Lei appende le calze di lui a un cespuglio, ad asciugarsi al sole, e strilla di sorpresa quando il getto la prende in faccia. La felicità passa su di loro come una nuvola trascinata dal vento. Poi si scambiano libri e corrono dietro a un cane. Ridono, sembrano volersi proteggere l'un l'altro, penserà il ragazzo che ha il cane. Ma no. Lui l'ha lasciata qualche settimana fa. L'ha lasciata e non sa perché. L'ha fatto d'istinto e lei ha pianto tanto e ora non sa cosa fare. Se deve lottare per riaverlo, se deve cercare di costruire un'amicizia che le fa male, se deve andarsene via senza dire nulla. Si alzano, gettano i cartoni consumati dall'acqua, si sistemano gli abiti ormai stazzonati, infilano le scarpe, raccolgono la stuoia, e se ne vanno. Le loro mani si sfiorano, lui per poco non prende quella di lei, che si ritira per difendersi. Di fronte all'ufficio si salutano con un ciao traballante. Si chiude il cancello dietro di lui. La metropolitana inghiotte lei.

mercoledì 26 giugno 2013

A maledire certe domande

anche quando ci sono dentro, anzi, ancor più quando ci sono, mi dico: soli si sta meglio. come stavo meglio senza guardare di continuo il telefono, organizzare la vita tra i mille impegni per stare assieme, sentire la malinconia di un'assenza o la preoccupazione di un broncio. aspettare un invito, temere che sia già tutto finito, solo per stare abbracciati sul divano. come si stava più sereni, quando non si delegava il proprio stare bene a un altro, quando i problemi dell'altro erano solo suoi, quando si constata che alla fine, sarai sempre tu a tenerci e a preoccuparti di più. quando cerchi chi ti protegge e poi lo sai, che sei solo tu a doverlo fare. Perché non ci viene nessuno, a salvarti

sabato 8 giugno 2013

Sessismi antisessisti

Oggi Omar elogiava questo articolo qui, che quando l'ho letto sono diventata furibonda. per tante ragioni, dal modo tronfio e vanitoso in cui l'autrice, Claudia Regina, ci tiene a far sapere al lettore che, quando passa lei, agli uomini viene duro e si amputano mani o fanno incidenti stradali perché tutti presi a guardarla e a desiderarla, come nelle pubblicità del profumo degli anni 80. io non mi sento e non credo di essere un cesso, ma non mi è mai capitato quel che dice Claudia: "Andando per questi 10 metri mi sento come una gazzella passeggiando tra i leoni. Sono guardata da tutti. Mi misurano. Mi analizzano. Il mio corpo, i miei glutei, i miei seni, i miei capelli, le mie scarpe, la mia pancia. Tutti mi stanno guardando". Cioè, forse mi capiterebbe se fossi nuda. Mi ha dato fastidio perché in primo luogo mi ha fatto sentire brutta, poi mi ha fatto pensare che l'autrice, proprio come qualche mia conoscente sovrappeso e con le unghie finte, è talmente narcisista che vede cose che non esistono. e probabilmente passa due ore ogni mattina a mettersi in tiro. E se esci con un cartello con scritto guardatemi, ti guardano, e lamentarsi poi non ha senso,. perché le donne sono così, non è vero? Se non le guardi, si offendono, se le guardi, si offendono. Poi il discorso diventa addirittura assurdo, quando dice: Prova a immaginare un mondo dove, per 5 mila anni, tutti gli uomini fossero stati sottomessi, violentati, assassinati, limitati, controllati. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni solo le donne fossero scienziate, fisiche, capi di polizia, matematiche, astronaute, mediche, avvocate, attrici, generali. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni nessun rappresentante del tuo genere si sia distinto in teatro, nell’arte, nel cinema, in televisione. A scuola apprenderesti una storia fatta dalle donne, una scienza fatta dalle donne, un mondo fatto dalle donne. E mi sono chiesta perché. Mi sono chiesta se esiste un mondo in cui le donne sono state sottomesse violentate e assassinate per 5 mila anni, e mi sono chiesta come mai, se ciò fosse vero, non si sono estinte. E mi sono chiesta questi uomini mostri assassini e violentatori chi li alleva, chi è che si occupa di loro e trasmette loro idee ed ideali. Mi sono chiesta, in questo mondo in cui per 5 mila anni nessuna donna si è mai espressa, com'è che 'sta claudiaregina parla. Mi sono chiesta di tutte queste donne chiuse in cantina cui era impedito esprimersi. mi sono ripetuta che è davvero troppo facile dire che non parli perché non puoi parlare, dire che non fai perché non puoi fare, quando sono priorità diverse che non ti fanno parlare. Se preferisci stare a casa a fare i biscotti piuttosto che fare politica, la colpa è tua. E darla alla società di uomini scimmia che ti svilisce è davvero da minus habens. Le donne non ci sono perché per tutti questi anni hanno per lo più preferito non esserci. E non ci sono perché ora dicono "non c'eravamo perché ci era impossibile". E generazioni di schiavi d'america si rivoltano nella tromba. E si va oltre: Rio de Janeiro, 2013. Una coppia viene sequestrata in un furgone. Le sequestratrici si collocarono uno strap on sporco che puzzava di merda e di muffa, e violentarono il ragazzo. Tutte loro, una per una, mettevano quel dildo enorme nel culo del giovane, senza preservativo ne’ lubrificante. La fidanzata, poverina, cercó di fare qualcosa peró la legarono e la presero a pugni e calci. Al leggere la notizia, ti immedesimi nella vittima (che soffrí una delle peggiori violenze fisiche e psicologiche esistenti) o in chi guarda? Naturalmente i generi sono scambiati, la violenza reale successe alla donna. Di quante violenze sono oggetto solo perché sono una donna? La violenza reale successe alla donna? Si direbbe lo stesso se una donna venisse stuprata in culo da due uomini di fronte al fidanzato picchiato e legato? No, sarebbe una vergogna dirlo. Chi è la vittima? Decisamente lui. Stuprato di fronte alla propria donna, in un mondo che già ha difficoltà a accettare la violenza sulle donne, figuriamoci un atto di sodomia con oggetto fatto da due donne su un maschio. Leggo l'articolo, mi monta la rabbia, anche perché Omar ha apprezzato tutto quanto scritto da claudiaregina, lo ha vissuto come dimostrazione di quanto il mondo per le donne sia duro. Non so se è duro per le donne, in particolare per le donne europee e statunitensi... il mondo è duro per le persone, purtroppo. Poi chiude (dopo aver blaterato sui suoi capelli, sul fatto che averle chiesto di sistemarli è sessista - non so, io non farei lavorare volentieri un uomo o una donna dall'aria trasandata e vorrei poterglielo dire senza risultare sessista - e che non ha potuto fare lo scout perché era femmina, e essersi lamentata perché tanti giornali danno per scontato che il lettore sia maschio - e Grazia che sia femmina, aggiungerei io...) con la frase: E tu, lettore uomo, quando ti abbordano in maniera ostile per la strada, pensi “per favore, che non mi tolga il cellulare” o “per favore, che non mi stupri”? Credo che questa donna non abbia mai parlato con un maschio a cuore aperto in vita sua, se non sa cosa pensano gli uomini, quando vengono fermati in modo ostile.

Sessismi antisessisti

Oggi Omar elogiava questo articolo qui, che quando l'ho letto sono diventata furibonda. per tante ragioni, dal modo tronfio e vanitoso in cui l'autrice, Claudia Regina, ci tiene a far sapere al lettore che, quando passa lei, agli uomini viene duro e si amputano mani o fanno incidenti stradali perché tutti presi a guardarla e a desiderarla, come nelle pubblicità del profumo degli anni 80. io non mi sento e non credo di essere un cesso, ma non mi è mai capitato quel che dice Claudia: "Andando per questi 10 metri mi sento come una gazzella passeggiando tra i leoni. Sono guardata da tutti. Mi misurano. Mi analizzano. Il mio corpo, i miei glutei, i miei seni, i miei capelli, le mie scarpe, la mia pancia. Tutti mi stanno guardando". Cioè, forse mi capiterebbe se fossi nuda. Mi ha dato fastidio perché in primo luogo mi ha fatto sentire brutta, poi mi ha fatto pensare che l'autrice, proprio come qualche mia conoscente sovrappeso e con le unghie finte, è talmente narcisista che vede cose che non esistono. e probabilmente passa due ore ogni mattina a mettersi in tiro. E se esci con un cartello con scritto guardatemi, ti guardano, e lamentarsi poi non ha senso,. perché le donne sono così, non è vero? Se non le guardi, si offendono, se le guardi, si offendono. Poi il discorso diventa addirittura assurdo, quando dice: Prova a immaginare un mondo dove, per 5 mila anni, tutti gli uomini fossero stati sottomessi, violentati, assassinati, limitati, controllati. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni solo le donne fossero scienziate, fisiche, capi di polizia, matematiche, astronaute, mediche, avvocate, attrici, generali. Prova a immaginare un mondo dove per 5 mila anni nessun rappresentante del tuo genere si sia distinto in teatro, nell’arte, nel cinema, in televisione. A scuola apprenderesti una storia fatta dalle donne, una scienza fatta dalle donne, un mondo fatto dalle donne. E mi sono chiesta perché. Mi sono chiesta se esiste un mondo in cui le donne sono state sottomesse violentate e assassinate per 5 mila anni, e mi sono chiesta come mai, se ciò fosse vero, non si sono estinte. E mi sono chiesta questi uomini mostri assassini e violentatori chi li alleva, chi è che si occupa di loro e trasmette loro idee ed ideali. Mi sono chiesta, in questo mondo in cui per 5 mila anni nessuna donna si è mai espressa, com'è che 'sta claudiaregina parla. Mi sono chiesta di tutte queste donne chiuse in cantina cui era impedito esprimersi. mi sono ripetuta che è davvero troppo facile dire che non parli perché non puoi parlare, dire che non fai perché non puoi fare, quando sono priorità diverse che non ti fanno parlare. Se preferisci stare a casa a fare i biscotti piuttosto che fare politica, la colpa è tua. E darla alla società di uomini scimmia che ti svilisce è davvero da minus habens. Le donne non ci sono perché per tutti questi anni hanno per lo più preferito non esserci. E non ci sono perché ora dicono "non c'eravamo perché ci era impossibile". E generazioni di schiavi d'america si rivoltano nella tromba. E si va oltre: Rio de Janeiro, 2013. Una coppia viene sequestrata in un furgone. Le sequestratrici si collocarono uno strap on sporco che puzzava di merda e di muffa, e violentarono il ragazzo. Tutte loro, una per una, mettevano quel dildo enorme nel culo del giovane, senza preservativo ne’ lubrificante. La fidanzata, poverina, cercó di fare qualcosa peró la legarono e la presero a pugni e calci. Al leggere la notizia, ti immedesimi nella vittima (che soffrí una delle peggiori violenze fisiche e psicologiche esistenti) o in chi guarda? Naturalmente i generi sono scambiati, la violenza reale successe alla donna. Di quante violenze sono oggetto solo perché sono una donna? La violenza reale successe alla donna? Si direbbe lo stesso se una donna venisse stuprata in culo da due uomini di fronte al fidanzato picchiato e legato? No, sarebbe una vergogna dirlo. Chi è la vittima? Decisamente lui. Stuprato di fronte alla propria donna, in un mondo che già ha difficoltà a accettare la violenza sulle donne, figuriamoci un atto di sodomia con oggetto fatto da due donne su un maschio. Leggo l'articolo, mi monta la rabbia, anche perché Omar ha apprezzato tutto quanto scritto da claudiaregina, lo ha vissuto come dimostrazione di quanto il mondo per le donne sia duro. Non so se è duro per le donne, in particolare per le donne europee e statunitensi... il mondo è duro per le persone, purtroppo. Poi chiude (dopo aver blaterato sui suoi capelli, sul fatto che averle chiesto di sistemarli è sessista - non so, io non farei lavorare volentieri un uomo o una donna dall'aria trasandata e vorrei poterglielo dire senza risultare sessista - e che non ha potuto fare lo scout perché era femmina, e essersi lamentata perché tanti giornali danno per scontato che il lettore sia maschio - e Grazia che sia femmina, aggiungerei io...) con la frase: E tu, lettore uomo, quando ti abbordano in maniera ostile per la strada, pensi “per favore, che non mi tolga il cellulare” o “per favore, che non mi stupri”? Credo che questa donna non abbia mai parlato con un maschio a cuore aperto in vita sua, se non sa cosa pensano gli uomini, quando vengono fermati in modo ostile.

venerdì 24 maggio 2013

NOI E LE COSE - la vescica (dedicato a il matte e a luca)

Noi e le cose. Gli oggetti in viaggio BANGKOK Siamo combattuti tra la disperazione e l'ilarità. E' la quarta farmacia di Kao San Road in cui tentiamo di risolvere il problema. Stiamo battendo reparto per reparto, sotto una travolgente aria condizionata, cercando qualcosa contro le vesciche. Inizia a maturare in noi l'idea che in Thailandia non esista tale patologia. Quando dico che l'Uomo con la Pistola ha una blister, ci guardano scandalizzati. Inizio a supporre che forse per loro blister è la vescica nel senso di apparato urinario. Ho anche scritto un sms al Matte, a Milano, perché mi cerchi come si scrive vescica in thai per mostrare ai commessi in camicia bianca e pantaloni o gonna a portafoglio blu che cosa andiamo cercando: la reazione è stata ugualmente orripilata, e questo (credevo geniale) sistema si è rivelato una non soluzione. Stiamo dicendo a queste persone che l'Uomo ha un apparato urinario. Bangkok, europei in fuga che qui cercano di scomparire, farang seminudi e sporchi, ubriachi sin dalla mattina. Bangkok e i suoi vicoli, che si chiamano soi, a volte trok, che odorano di cibo, fogna, umido, fiori, incensi, fiume, frutta. Siamo arrivati di notte, tre giorni fa. La gente abita garages, con le serrande tirate su nonostante l'ora tarda; non han tempo per dormire, la massimo per sonnecchiare distesi sulle sedie di plastica che fanno sudare. La gente ripara motorini, fa il bucato, cucina o siede sulle seggioline di plastica minuscole, da scuola materna, colori sgargianti, e, con le spalle incassate tra le ginocchia, e ci guarda. Il pavimento è disconnesso a causa delle radici degli alberi tropicali. Era notte e faceva molto caldo, Luca sciabattava allegro davanti a me, i capelli raccolti, la camicia colorata e fluttuante, ogni tanto entrava in qualche negozio e chiedeva indicazioni alle vecchie sedute tra i duran. Dopo i kilometri di strada fatti, i topi per le strade, gli scarafaggi sotto il tavolo, il vaporetto, il carrettino che porta scorpioni e cavallette. (Solo i caucasici si servono: si fotografano che sgranocchiano insetti che sanno di soya e di nero). Eravamo coperti di pustole rosse. “Non preoccuparti, è una reazione all'umidità”, aveva detto, succhiando l'ennesimo succo dal sacchetto di plastica, mango spiaccicato e dolcissimo. La notte, l'impianto di aria condizionata perdeva acqua sui nostri vestiti. A camminare con le infradito di pelouche, l'Uomo con la Pistola si è riempito di vesciche, e geme. Di giorno si trascina, ha i piedi fritti, il pavimento bolle. La notte il suolo si rinfresca, ma soprattutto lui è ubriaco, tanto da mangiar scorpioni al vapore. Abbiamo respirato il fiume Chao Phraya color caffé la mattina. Siamo scappati dai mostri preistorici del parco Lumpini, varani che ti arrivano alle spalle silenziosi. Abbiamo fatto l'alba in Rambuttri dove la Chang grande costa 60 bath. Cerco di convincere l'Uomo a mostrare il piede a questo farmacista. Lo imploro: “Dai fagli vedere!”, ma l'Uomo con la Pistola non vuole e poi dice che ha paura di non riuscire a stare in equilibrio. Sarò onesta, non ho la minima voglia di passare un'altra giornata con lui che si dispera e implora che il piede non gli vada in gangrena. E' per egoismo che devo risolvere questa cosa, che già fa caldo. Afferro una confezione di cerotti dall'aspetto qualunque e mi giro verso una fiala, ammicco e faccio. “Ma ecco qui!”, come se avessi appena incontrato un vecchio amico. “Ecco qui!”, dico, quindi. L'Uomo con la Pistola mi si avvicina come una bestiola fiduciosa. Ha abboccato. Ho preso la soluzione salina per lenti a contatto. Confido che non si metta lì a leggere cos'è. “Disinfettante per vesciche!”, esclamo. L'Uomo con la Pistola si stupisce sinceramente e prende atto dell'esistenza dell'apposito disinfettante per vesciche. Eccome no! Quello stavamo cercando! Verso la soluzione sui piedi, lui geme e la pelle sfrigola, ho quasi il terrore che gli si consumi. Gli mumifico i piedi coi cerotti. La notte mi corrodo nel senso di colpa. Non sia che gli sto facendo marcire gli arti. Il giorno dopo sta bene. Non si lamenta più. Ho inventato un rimedio contro le vesciche dei piedi.

mercoledì 8 maggio 2013

La guerra tra i poveri

Oggi ho avuto una discussione con una persona che sosteneva su Twitter che un’immigrata non può fare il ministro alle pari opportunità (e allora dico io non lo può fare manco una donna o un omosessuale, ma va beh) e che con che coraggio oggi al tg regione c’era UN IMMIGRATO (la persona lo ha ben sottolineato) che si lamentava della casa del comune da 28 mq in cui vive ma aveva il plasma da 38’. Mi sono molto arrabbiata. Perché mi pare ci siano tante persone che stanno nelle case del comune e hanno il plasma o l’iphone (io non ho né l’uno né l’altro, che sono povera e per prima cosa pago l’affitto), e perché mi pare si voglia intendere che se fosse stato un bresciano a lamentarsi dell’appartamento avendo un plasma, sì, andava bene. Ho sfanculato la suddetta persona. La quale mi ha chiesto conto. Io ho spiegato che certi discorsi leghisti non mi vanno e che a questo punto, visto che lei è libera di pensare ciò che vuole (le scarpe e i negri cattivi, mi pare), preferisco non ascoltare più. Lei ha dapprima chiesto se io ho vissuto il razzismo, come è capitato a lei. E io mi sono chiesta, ma stavolta ho taciuto, come un’hostess bianca giovane e tettona in un villaggio Alpitur per ricconi in centro America abbia vissuto il razzismo, o possa paragonarsi al senegalese che vende collanine e vive di carità abitando in una stanza di 20 mq in dieci. Poi lei ha detto che due sue amiche sono rimaste senza lavoro. Anche io sono senza lavoro, e il mio datore di lavoro (BIANCO, CREMONESE) non mi ha pagato i contributi per dieci anni, e succede, che si resti senza lavoro. E allora si devono chiedere al governo politiche sul lavoro più incisive, smettendo di tagliare i diritti dei lavoratori, io contributi, diffondendo a macchia d’olio i contratti atipici, e smetterla di permettere alle aziende di spostare la produzione all’estero. E aiutare i pendolari, migliorare la rete di trasporti, aiutare i giovani a trovare lavoro e a impararne uno. Mica incazzarsi con i negri. Lei ha detto che la sua amica non riesce a pagare il nido. E io allora ho ribattuto che il nido non è scuola dell’obbligo, è a pagamento ovunque e per tutti, e che allora ci si deve battere, come fa il mio partito, perché il nido sia gratuito, o a prezzi calmirati, ma che continuo a non vedere cosa c’entrino gli immigrati con questo. Ha detto che non è giusto che paghiamo le case agli immigrati. Ho detto che io sono orgogliosa che le mie tasse siano usate per aiutare chi ha bisogno. Che mi vergogno di come sono usate in altre cose (tipo fare la TEM, direi) E lei: gli immigrati vengono qui a mungere la vacca e noi dobbiamo avere più servizi e prima perché noi abbiamo creato questo paese. Ho smesso di discutere. E me ne sono rimasta lì, a guidare per Milano e a chiedermi che minchia ho fatto io per questo paese che per me neanche esiste. Ho frequentato le scuole, dalla materna all’università, ho usato la sua sanità, le sue strade i suoi orribili trasporti pubblici. Lavoro da 16 anni e pago pochissimi contributi perché non sono mai stata messa davvero in regola (il bello di essere giornalista) e quindi? Io ho preso. Un ragazzo nato qui da genitori stranieri dà all’Italia più di me. Perché fonde le due culture, quella di provenienza e quella italiana, e la fa evolvere. La cambia. Ho pensato alla xenofobia religiosa che si ha in particolare verso i musulmani, e ho pensato che non ho mai sentito musulmani andare in tv a chiedere che tutte le donne si coprano il capo, o induisti a imporre di non mangiare il manzo, non li ho visti unirsi in gruppi per chiedere il varo di leggi che limitassero la mia libertà, né ho sentito di aggressioni fatte da musulmani a gente che il venerdì lavorava. Ma ho visto (anche) politici cattolici impedire una legge che conceda gli stessi diritti civili a tutti, perché in Italia alcuni possono sposarsi e adottare e altri no: Li ho visti lottare contro l’aborto e il divorzio in base del loro credo, e reputare alcune persone, ad esempio gli omosessuali, sbagliati, e permettersi di dirlo in pubblico e avere anche chi dava risalto e eco a queste affermazioni. E mi sono vergognata per quella persona… e ho preferito non ascoltare più.

domenica 5 maggio 2013

IO SONO KOMUNISTA E BALLO IL TWIST!!

Qualche giorno fa ho avuto con il direttor Christian Rocca una discussione sull'essere di sinistra e l'essere comunista. Rocca stigmatizzava chi (comunista) sostiene che Letta e Napolitano siano di Destra. Io difendevo la posizione, perché mi è comprensibile. E' vero, anche io sono komunista e penso che Letta sia indiscutibilmente un Democristiano,. E a me, figlia degli anni '70, è stato insegnato che a Destra ci sta la DC e a sinistra ci sta il PC. Il mondo è molto cambiato e adesso mi parer chiaro che il PD non è un partito di Sinistra. A mio avviso un partito di Sinistra crede nella libertà di espressione, nell'uguaglianza, è antisessista, antirazzista e antispecista, la priorità è la lotta alla disoccupazione, il provato è libero di agire, ma i servizi fondamentali devono essere pubblici, credo molto nel pubblico e penso che il Mercato vada controllato perché non è una divinità ancestrale, il Mercato, ma qualcosa che noi possiamo e che dobbiamo governare e indirizzare. I più deboli vanno difesi e tutelati, e non lasciati per strada. Credo nella necessità di una società unita e solidale, in cui è in primis il gruppo ad aiutare, mentre per me ormai siamo una società di Destra, divisa, con i poveri in guerra tra loro. Rocca diceva che la Sinistra sono Clinton, Obama e Blair. Per me, almeno due di questi nomi sono di Destra, persone che hanno creduto nella potenza del Mercato e della Finanza – cedendo ad essi molti poteri che invece dovevano tenere per sé - e che non hanno lavorato per aiutare chi è rimasto indietro, ma hanno creato e potenziato un culto dell'immagine che conta più del senso di comunanza. Io rivendico il mio essere komunista, ma capisco che può essere difficile da capire per chi, filoamericano come Rocca, pensa che il comunismo esista solo in Corea del Nord. Per me in Corea del Nord c'è la dittatura, non il comunismo. Il piccolo leader, il grande leader, il simpatico leader sono miliardari e studiano all'estero. Questo non è komunismo. La gente fa la fame e questo non è komunismo. Komunismo non è neppure morte della libera impresa. Komunismo può essere anche libertà. Ma poi quel che si ha lo si mette in comune per stare meglio tutti. Io chiedo solo che chi più ha più paghi di tasse e che queste tasse servano per dare a tutti, soprattutto ai deboli, dei servizi. Ora non è così e non mi pare proprio che per Letta e per Napolitano l'obiettivo sia arrivare lì. Per questo io rivendico il mio essere komunista e di Sinistra, e dico che Letta è un uomo destrorso.

venerdì 26 aprile 2013

Di questi tempi, l'uomo lasciatelo scappare

Ancora una volta leggo di quanto sia importante tenersi un uomo "di questi tempi", e mi arrabbio, perché di questi tempi ancor di più non dovrebbe essere la nostra preoccupazione tenersi un uomo. E poi, ragazze, siamo certe che tenerselo sia una cosa positiva? Avere uno appiccicato alle sottane per sempre non vi terrorizza? Non vi terrorizza anche solo l'avverbio in sé, PER SEMPRE? Santo cielo, siete giovani, pensate ad avere qualcuno accanto quando la vita volgerà al tramonto. Che poi secondo me tanto vale focalizzarsi sul lavoro e guadagnare abbastanza per pagarsi una badante, che lo sapete bene che da anziane sono le donne che accudiscono gli uomini, mica viceversa. Nell'articolo di Grazia, in più, tenersi un uomo è un vero e proprio lavoro. Come se non mi bastasse fare il mio, per mantenermi, dedicarmi alle amiche, al gatto, alle cavie, alla casa, alle lezioni di francese di cucina di Photoshop. Devo farmi notare, restare notata, respingere, incoraggiare, dare messaggi contrastanti e contrastati. Non so, io tra l'altro credo che debba essere un uomo a farsi il mazzo per avere me, che sono piacente, dinamica, intelligente e tricca di interessi. Che sia lui a entrare nel mio campo visivo e a lottare all'ultimo sangue per restarci. E che non osi darmi messaggi contrastanti o farmi sospirare! E guai a ogni donna che non pensi che quasi non c'è maschio alla sua altezza!

venerdì 29 marzo 2013

Porcelli viandanti di Twitter

Non è così difficile imbattersi su Twitter in scambisti o esibizionisti. A me sono bastati quattro clic. Nel primo, un retweet che mi ha fatto un mio contatto, si discuteva dell'acquisto di un camaleonte. Leggendo i commenti, mi sono incuriosita per una risposta data a una che parlava di far esplodere i vestiti (con le tette). Dall'account di costei, ho trovato una che si lamentava di mangiare poco il cannolo (sic). Da lì, la fotografia di una bionda che si infilava un doppio vibratore in entrambe le cavità. E oplà, il gioco è fatto. Spesso, questi utenti linkano video che si trovano normalmente in rete, ma alcuni di loro filmano se stessi con il telefonino, a volte neanche evitando di mostrare il proprio volto. Ho trovato uno che si masturba, la bellissima Giulia Creamy (tutta nuda - ora è scomparsa) e la donna mascherata che si ritrae mentre pratica sesso orale a un pezzo di uomo lasciando anche il suo numero di cellulare. C'è quella che pubblica solo foto del decolté (in fondo, si chiama Tettona Morbegnese -ora è scomparsa), e quello che a tutte chiede di mostrargli il fondoschiena. Di recente, una di loro ha pubblicato un'immagine così ravvicinata che ho potuto diagnosticarle una leggera candidosi. Un altro tizio pubblica fotografie del suo pene, giallastro e bananoso. Sara Lasaretta fornisce immagini ammiccanti del suo sedere stretto in minuscole mutande, un altro fotografa solo sperma. GiuliaVogliosa, che dice di avere 45 anni, si fa gli autoscatti nel bagno, tra le confezioni di borotalco e il liquido per le lenti a contatto, e dice di fare cose a tre (con “una maiala supermatura e un ragazzo”), mentre Laura Picca, (cui “piacciono le mazze ho 22 anni sono una porcellina amo le patate e le pere e mi piace leccarle un sacco” che usa sempre la “z” aòl posto della “s”), è più elegante e si pixela la faccia. Ci sono anche molti uomini: Bel Milanese Dotato e Allien con le sue fotografie nudo a figura intera, un fisico non propriamente asciutto e una foto dell'avatar in cui esibisce un sedere bianco da bambino. Da non perdere quella che si mostra in perizoma (cui non ha tolto le targhette della marca) e quello che pubblica foto di piedi e liquido seminale (insieme, tu gust is megl che uan). La mia favorita è la biondina spagnola che alterna foto di se stessa con vestitini bon ton circondata da cagnolini e ad altre, sdraiata a letto con il seno rifatto al vento. I suddetti personaggi si scambiano foto e discutono solo ed esclusivamente di sesso, fantasticando di incontrarsi (credo lo facciano molto di rado) e di cosa faranno. Si raccontano ossessivamente ciò che han fatto, come, con chi. Spesso il dubbio su cosa sia reale, cosa immaginato e cosa semplicemente ostentato resta. Sicuramente, leggendoli, ci si fa una cultura su quanto piaccia loro questo o quello, o su come ci si deve accordare per uno scambio di coppia o per un incontro boundage. Ci si sollazza con dichiarazioni quali: "Chi se ne frega, sono seduta su una panchina del centro e mi sto infilando tre dita sotto la gonna"", "Mi piacerebbe provare il pyssing" (ri-sic), o trovarsi a leggere poesie in rima baciata, addirittura in inglese, ovviamente pornografiche. C'è chi dichiara, con un po' di strafottenza: "Realizzo tutti i mei sogni erotici e pornografici". E chi è ossessionato dall'idea della fidanzata che fa l'amore con il proprio fratello. Chi narra: "Sono andata sui viali, alzando la gonna quando passavano le macchine.." Una signora propone: "Sabato sera a Milano la mia amica Anna ed io faremo una gang! Chi volesse venire mi contatti". Si leggono anche frasi sgradevoli quali "rape is just another word for rough sex. I love it". Una delle cose più divertenti da fare è far scorrere i vari nomi: Carla la Maiala (sono una coppia che pubblica foto di penetrazioni) Patatina Bollente, Daniela Milf, Porcellomaturo, Marito Vouyer, Troiaincalore, Leccapassere, Fede la Mano Amica e Veronika di Troia. Su twitter sono attive anche numerosissime coppie, come Coppia Cerca o Coppia jenny o Deborah e Stefano, Sonia e Fabio, Gio+Vic, Gutru Kiss, Marco Chiara, Francy e Luca.. per lo più, sono lì per contatti privati. Poche di esse pubblicano effettivamente qualcosa, usano l'account per un primo contatto, per poi continuare a chattare di nornma su Ciaoamigos. Quando le foto ci sono, si tratta, in quei rari casi, di iimmagini mostruose, di lei tra le tende pesanti del soggiorno buono a sfoggiare fisico e pose che mettono alla prova anche gli stomaci più forti. Il fatto che la maggior parte dei profili muoia con pochi tweet fa supporre che i più siano fake, fatti solo per giocare, provocare o vedere cosa succede che non perché funzionali a una vera erotomania. Anche alcuni personaggi famosi hanno ceduto alla tentazione della foto piccante (non pornografica). L'ultimo è Courtney Love che ha fatto sensazione posando in biancheria e con il seno all'aria. Roba che per Barbara Panina, la sexy star del Twitter erotico, è ridicolo nella sua castità. Ultimamente si diffonde anche un twitteraggio erotico ma patinato, che sta avendo molto successo. Ad esempio Playboy Tweetgrid, in Argentina, ha avuto 390 retweets in tre ore. I RT erano incoraggiati perché ciascuno di loro permetteva di aggiungere un quadratino alla fotografia erotica offerta ai followers. Bisogna stare attenti a pubblicare fotografie erotiche sul web e stupisce il fatto che la maggior parte di questi personaggi non limiti l'accesso al proprio profilo, ma lo mantenga pubblico. Non saran più i tempi di Moana Pozzi, che perse il posto da segretaria quando le sue foto hard furono scoperte dal suo capo, ma è storia recente quella del deputato democratico di New York Anthony Weiner che ha postato su Twitter un autoscatto con l'impermeabile aperto, ai giardinetti. Per un video porno sul web han perso il lavoro anche la dj di Radio Maria (!) Markia L., e la segretaria del circolo Pd di San Miniato. I pornografi di Twitter, è bene saperelo, appaiono e scompaiono in continuazione e ultimamente molti profili stanno diventando privati, ma molti sono reperibili pubblicamente. Quindi , forza, andate a ficcare il naso nei fatti erotici più o meno personali di queste star underground di Twitter!

sabato 16 marzo 2013

ve lo dico qui, una volta per tutte

la verità miei cari "amici" che mi togliete la parola a causa di una mia frase acida, e mi ingiungete di cambiare atteggiamento o di prendere pastiglie e mi date della matta, sappiate che per me questo vostro posare scocciati, quando io nella maggior parte dei casi potrei fare una lista lunga così delle volte che vi ho digeriti senza sbuffare o rinfacciarvelo, e ho sposato le vostre cazzo di idiosincrasie da dementi, le vostre manie, gli svenimenti, gli alcolismi, l'incapacità di stare soli, la rabbia perché nessuno vi filava, l'incapacità che avete nel mostrare le vostre emozioni, i vostri pasticci, i ritardi, le dimenticanze, l'ignoranza e l'umorismo crasso. sappiate, dicevo, che non mi stimolate a migliorare, ma solo ad espellervi. sappiate che quando mi smettete di parlare vi cerco per lo più per dovere. che quando sbuffando mi dite di cambiare di prendere medicamenti di allontanarmi io sono sollevata, di aver perso in primis persone come voi, scocciature, scocciate ovviamente, dalla mia persona e dalla mia patologia (facile, ovvio, stare accanto a silvia sana, quella che vi consola, vi fa da spalla e vi risolve la serata, peggio stare con silvia senza soldi, senza futuro, lavoro e speranza). il paradosso è che io lo so che sono pesante. io sto con me h 24 7su7, idioti, voi due ore la settimana quando va bene, perché sto sempre di più da sola e di me vi risparmio, stronzi. io ce lo so come sono, e voglio cambiare per me, non per voi, che siete una manica di stronzi che siccome è impegnativo ve ne andate affanculo e mi dite cambia. per voi certo no, perché se l'amico si vede nel momento del bisogno, e io sto male, e mi dispiace se il mio essere acida ve lo sbatta in faccia mentre cercate di non vederlo, e se voi ve ne andate non siete amici, quindi non cambierò per voi. io non provo nulla, ma voi non lo capite, e quando ve l'ho detto avete fatto un risetto imbarazzato come a dire "non provi nulla per nessuno tranne che per me". no, manco per te provo nulla. te ne vai? se n'è andato un altro peso, un'altra persona da gestire de intrattenere per cui inventare serate ed essere divertente, un'altra che mi giudica e che è solo stress. voi non lo capite, anzi, non lo volete capire che per me anche solo fare conversazione via sms è un peso? ve ne andate e io tiro un sospiro. via. grazie a pezzi, elo, lou, carlo, muse, antonio, laura, paolo e matteo. le mie uniche persone leggere.

giovedì 14 marzo 2013

un papa nuovo

Un nuovo papa. tutti entusiasti. al di là del fatto che certo non è una persona nuova, esterna a roma o al sistema, e il suo passato è piuttosto inquietante... è strano sia bastato che scegliesse un nome - doveroso, tra l'altro, nell'aria da giorni - che richiami all'italia e alla povertà (secondo me per bilanciare al fatto che è il primo papa non europeo della storia). e poi: è latinoamericano! anzi, addirittura è argentino. c'è qualcosa di meno estero e di meno terzomondista di un argentino? di più conservatore? di più tradizionale? di più in lizza con il protestantesimo? fermo restando che ovviamente reputo che chi sia il nuovo papa non mi riguardi, ma questo giro mi sembra un immenso piano di marketing... a me non stupisce che si scopra che è contro i gay e i contraccettivi, che è fortemente conservatore. perché mai avrebbero dovuto fare un papa progressista? ed esiste un altro prelato progressista? è GESUITA diosanto. ieri sera sentivo gente felice "è un frate!", dicevano, gli ignoranti. è un gesuita. mi chiedo quanti sappiano cosa sono e cosa fanno e cosa rappresentano i gesuiti. questo ovviamente al di là della sua collusione c0pn la dittatura argentina. ma diamo dei coglioni, noi italiani, abbiamo votato il movimento 5 stelle per via di un comico urlatore che propone cose che non spiega come metterà in piedi, e ci entusiasmiamo per un papa vecchio che sceglie (ma davvero credete lo scelga LUI?) il nome di francesco. http://www.pallequadre.com/2013/03/perche-il-cambio-di-papa.html

un papa nuovo

Un nuovo papa. tutti entusiasti. al di là del fatto che certo non è una persona nuova, esterna a roma o al sistema, e il suo passato è piuttosto inquietante... è strano sia bastato che scegliesse un nome - doveroso, tra l'altro, nell'aria da giorni - che richiami all'italia e alla povertà (secondo me per bilanciare al fatto che è il primo papa non europeo della storia). e poi: è latinoamericano! anzi, addirittura è argentino. c'è qualcosa di meno estero e di meno terzomondista di un argentino? di più conservatore? di più tradizionale? di più in lizza con il protestantesimo? fermo restando che ovviamente reputo che chi sia il nuovo papa non mi riguardi, ma questo giro mi sembra un immenso piano di marketing...

martedì 12 marzo 2013

Meglio grillini che albadorati

Ci ho pensato a lungo e - alla fine - sono anche quasi contenta che il primo partito italiano sia il MoVimento 5 Stelle. Almeno questo partito condivide almeno metà delle mie idee (al di là che sia dominato da un segretario di partito pazzo e mai eletto da nessuno, come già accadde con Berlusconi e con Bossi, ma credo anche con Vendola). In tutto il resto d'Europa il partito rivelazione era neofascista...

sabato 5 gennaio 2013

The company you keep e il giornalismo

The Company you Keep è un film sul giornalismo investigativo? So cos'è un cattivo giornalista? So come non devi essere? Io l'ho letto in questo modo, forse è perché sono una giornalista, forse perché non è che dei Weathermen il suddetto film parli molto. Sia chiaro: io l'ho trovato odioso. Con personaggi piatti, che fanno scelte repentine e fondamentali (come costituirsi dopo trent'anni - ma poi, dal 75 ad oggi di anni non ne sono passati QUARANTA? - di latitanza, o di consegnarsi alla polizia dopo aver detto per due ore di film "no - non lo faccio - no - no - no") senza fare un percorso in tal senso e per motivazioni inesplicabili. -E, altra cosa, se ti riempi la faccia di botox dovresti avere la decenza di smettere di fare l'attrice, perché non riesci a fare alcun tipo di espressione e i tuoi occhi si incontrano in cima al naso. Detto questo, la cosa più insopportabile di The Company you Keep è il personaggio del giornalista (mi ha toccato così tanto che non ricordo manco il suo nome) interpretato a Shia LeBeuf. O come cappero si scrive. Nulla di ciò che accade attorno a lui lo tocca. Nulla. Quando racconti una storia, o conosci una persona, ti tocca, Sempre. Ed essere toccati magari ti può far male, ma sicuramente ti fa crescere e serve per il tuo pezzo. Lui incontra queste persone, che in fondo hanno fatto la storia, che latitano da quarant'anni per conseguenza di atti determinati dai loro ideali, e resta impassibile. Nessun coinvolgimento e nessuna riflessione. Non cerca di comprendere altro che il meccanismo. Chi è chi, chi sta andando dove. Basta. Le ragioni non si scrivono, i caratteri non rendono, quindi sono dati non importanti. E' talmente incapace di creare relazioni che le due notizie fondamentali per la sua indagine (chi è realmente Robert Redford e dove sta andando) sono informazioni che scopre grazie alle ricerche, non per merito delle persone. Con le persone lui non crea alcun rapporto. Le minaccia, non le ascolta, le infastidisce. Anche per questo, per me, non è un giornalista. Infine, capita, a volte, quando si è un reporter, di venire coinvolti nelle storie. Non solo coinvolti emotivamente, ma in senso pratico. Di influire sull'esperimento. Di cambiare le cose. Di intervenire. Allora ci si sente parte della storia che raccontiamo e che altri raccontano. E' soprattutto la che si deve fare attenzione, decidere cosa raccontare e cosa no (perché lo sappiamo tutti che un giornalista sa molte, molte, molte! più cose di quelle che riporta) perché stiamo creando una reazione a catena: il nostro racconto causerà degli effetti e cambierà le cose. Tipo far arrivare l'FBI in una baita al confine con il Canada. E' sciocco il giornalista che non lo sa. E' sciocco il giornalista che riporta tutto senza analizzarlo, senza interrogarsi, senza farsi coinvolgere, senza capire e soprattutto senza pensare alle ripercussioni del suo lavoro. Per questo io penso che The Company you Keep sia un film che dovrebbe farci vergognare, come professionisti, se c'è davvero qualcuno di noi come quel giornalisticolo di provincia.