giovedì 1 marzo 2012

Mai andare alla propria vecchia università

Sentirsi vecchi e nuovi. Passeggiare per la vecchia università, sfiorare i muri, osservare i tabelloni, sentire l'eco dei ragazzi che non riesco a vedere, attraversare i chiostri, i dipartimenti; infilarsi in biblioteca, vedere il luogo in cui ho fatto l'esame di storia moderna abbandonato e brulicante di ragnatele, o il pianerottolo dove con Chicca e Marcellazza ho atteso di fare l'esame di Americano 2, e il sottotetto dove nella canicola ho fatto l'esame di Inglese 1.
Mi sento strana e ho voglia di piangere mentre sorrido. Sento di aver sbagliato, e non tanto perché l'università l'ho lasciata a quattro esami dalla laurea. Rimpiango la mia università. Era bello stare qui, fare parte di questa realtà. Imparare, conoscere persone, girovagare per questi spazi e questa città. Coglierne le opportunità. Conoscere persone così simili o così diverse da me. Rimpianto, e non solo perché avevo 15 anni di meno. Rimpianto perché ho smesso di imparare: continuare a farlo senza insegnanti e compagni non è lo stesso.
Si tratta di un'occasione che è andata. Sento di non aver imparato a sufficienza. Mi dispiaccio perché sarebbe stato bello, 15 anni fa, sapere ciò che so ora, e non fare gli errori che ho commesso, anche se sono loro ad avermi reso la persona che sono, così diversa da ciò che speravo e credevo di diventare.
Mi immaginavo felice in un rapporto di coppia. Guardo le persone che si abbracciano e che costruiscono qualcosa in questa primavera agli inizi. Mi immaginavo professionista realizzata. E invece eccomi qui, con il mio pugno di mosche, senza amore e senza carriera, e chissà quanto di ciò che sono ora è frutto dello sbaglio che feci allora.
Studiare di più, più cose, fare più corsi, andare più a teatro, al cinema, alle mostre. Sapere che è un'occasione che non torna. Esplorare, imparare, leggere e conoscere persone. Io non l'ho fatto, non a sufficienza. Ho tanta nostalgia di allora, di quando ci fermavamo nel corridoi a Sant'Alessandro su quei tavoli bianchi che ora sono vecchi, a chiacchierare e mangiare più che studiare. E in biblioteca, a studiare più che a guardate i libri che c'erano e domandarmi cosa avrei potuto imparare ancora. Gironzolare per baretti invece che ficcarsi nei cinema e nei teatri. Sbragarsi sulle scale della chiesa, rinchiudersi nel bar del tatuato. Non avere il coraggio di fare l'esame di arte moderna. Perdersi nel dipartimento di slavo. Le lezioni piene, arrampicarsi nella 201. Essere giovane coi capelli rossi e un fidanzato innamoratissimo. Non domandarsi nulla, perché forte è il senso di sicurezza. Darei un braccio, per tornare indietro, ed ora, solo ora, lo so.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cell'hai un Tumblr?
Absolut Bubi

swann ha detto...

mai andare all'università e punto

erbaz ha detto...

mai andarci da giouovani, priscilla.

sì, ho un tumbrl.