lunedì 28 novembre 2011

il futuro è una trappola

alla fine eccomi qui a perdere un altro giorno ad alambiccarmi per risolvere il mio futuro, quando inizio ad avere un'età per la quale il futuro sgocciola e il tempo finisce.

non sono fantasiosa tanto da inventarmi un lavoro interessante e creativo, né so far nulla di diverso da ciò che ho sempre fatto. non mi vedo -chessò- a guarnire cupcakes da sera a mattina. ho sempre e solo fatto la giornalista. non mi pagano, non si sa se e quando lo faranno (bontà loro), non si sa per quanto avrò un lavoro (al momento e da tanto gratuito) e il mio capo si rifiuta di parlarmi perché evidentemente gli sto sulle balle (o almeno questo è ciò, facciadimerda, ha detto ai sindacati, dimostrando di essere o scemo o più prepotente di mr B).

mi vedo lì, minuscola, a guardare il PROBLEMA che mi fronteggia e che è così grosso e ciccione che LUI, beh li certo che non mi vede. sono lì di fronte e non riesco neanche a contenerlo tutto nel mio campo visivo.

ciò che più mi fa imbufalire è la scorrettezza, il senso di ingiustizia, il constatare che a nessuno, né a sindacato né a chi si deve occupare dei miei oneri contributivi, importa nulla di ciò che mi accadrà.
che a 37 anni uno non dovrebbe sudarsi un futuro. avere l'incubo del futuro. essere angosciata e piangere per il futuro. non poter pensare a farsi una casa o una famiglia (manco un viaggio) perché non ha soldi e non ne ha mai avuti (ma lavora senza pause dal '97), ma essere nel futuro, con figli e orto e aver costruito qualcosa.
invece io ho niente niente niente niente.
e citando il barbone romeno che vive nella fabbrica abbandonata, niente + niente + niente non fan 50 niente, fa solo niente.

e stiamo qui a preoccuparci di mostri mitologici chiamati MERCATO quando ai lavoratori ormai non è più rimasto alcun diritto né nessuna garanzia.

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